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Biologia

Un nuovo metodo di tracciamento che permette una migliore identificazione dei batteri ospedalieri pubblicato su «The Lancet Microbe»

26 Agosto 2024
Mani con guanti di lattice che tengono una piastra con batteri di diversa tipologia
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© Adobe Stock (generato con IA)

Il Prof. Davide Sassera, del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Pavia, grazie a una collaborazione con ricercatori della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, dell'Università di Oslo e del Wellcome Sanger Institute ha sviluppato una nuova tecnica genomica che permette di tracciare contemporaneamente la diffusione di più superbatteri negli ospedali e può potenzialmente migliorare la sorveglianza e la gestione delle infezioni ospedaliere. (English version in related article)

Lo studio di tipo proof-of-concept è incentrato su un approccio di deep sequencing in grado di caratterizzare contemporaneamente tutti i batteri nosocomiali più diffusi. Il nuovo metodo è più completo, più veloce e meno laborioso rispetto alle pratiche attualmente in uso, che richiedono la messa in coltura e il sequenziamento separato di ciascun patogeno.

Nello studio, pubblicato su «The Lancet Microbe», è stata caratterizzata la popolazione batterica in diverse unità di terapia intensiva (ICU) e altri reparti ospedalieri durante la prima ondata della pandemia di COVID-19 nel 2020. I ricercatori hanno identificato le specie batteriche presenti nei pazienti, inclusi patogeni noti per la resistenza agli antibiotici. A conclusione del lavoro, gli autori propongono che la loro tecnica possa essere integrata in futuro con i sistemi di sorveglianza ospedaliera esistenti, con lo scopo di identificare, tracciare e controllare la diffusione di più batteri resistenti ai trattamenti antimicrobici, che costituiscono un problema sempre più diffuso negli ambienti clinici.

Nello studio è stato effettuato un campionamento da 256 pazienti ricoverati presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo. Sono stati raccolti materiali da diversi distretti corporei: intestino, vie aeree superiori e polmoni.

L'analisi di 2.418 campioni di DNA ha identificato 52 specie batteriche, di cui il 66% comprendeva diversi ceppi delle sette infezioni batteriche ospedaliere più comuni. Lo studio ha rilevato come i pazienti in terapia intensiva fossero costantemente colonizzati da batteri in grado di causare malattie gravi e, nel 40% dei casi, i batteri erano portatori di fattori di resistenza agli antimicrobici. I ricercatori hanno mappato con successo la diffusione dei batteri ospedalieri su un periodo di cinque settimane, prevedendo quali batteri fossero più probabilmente causa di infezioni acquisite in ospedale.

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Immagine: distribuzione dei patogeni e dei geni di resistenza tra i pazienti e nell’ospedale a. Prevalenza e distribuzione dei patogeni. b. Prevalenza e distribuzione dei geni di resistenza
Immagine: distribuzione dei patogeni e dei geni di resistenza tra i pazienti e nell’ospedale a. Prevalenza e distribuzione dei patogeni. b. Prevalenza e distribuzione dei geni di resistenza.

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Mani con guanti di lattice che tengono una piastra con batteri di diversa tipologia
Biology
The author is Prof. Davide Sassera, of the Department of Biology and Biotechnology of the University of Pavia, thanks to a collaboration with Researchers of Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, the University of Oslo and the Wellcome Sanger Institute.