Scienza e Medicina. La Scuola di Pavia

Ogni luogo ha il suo baricentro e per Pavia è l’università che ne ha sempre innervato la vita culturale. L’aspetto scientificamente più rilevante, legato all’ateneo pavese lungo le epoche è, certamente, il valore e il prestigio degli studi che vi si sono svolti nell’ambito delle scienze della vita e in particolare della medicina. Lungo le rive del Ticino lo studio del corpo umano ha mantenuto, fin dal tardo Medioevo, livelli di autorevolezza, ma ha raggiunto momenti di grande portata intellettuale mondiale soprattutto a partire dalla seconda metà del Settecento.
Per Maria Teresa d’Austria, alla quale dobbiamo questa spinta innovativa, la scienza era coefficiente fondamentale del progresso umano da cui la necessità di insegnarla per preparare funzionari adeguati ad affrontare i bisogni di una società in rapido mutamento. Per una serie di scelte politiche cresciute nell’atmosfera dell’Illuminismo, Pavia si trovò così al centro della scienza medica europea con studiosi che spinsero il sapere ai confini più estremi dell’indagabile.
La natura della vita, la sua riproduzione, le rigenerazioni dei tessuti, furono al centro delle ricerche e degli insegnamenti del naturalista Lazzaro Spallanzani, il misterioso fenomeno dell’elettricità – che colpiva drammaticamente con i fulmini – venne per la prima volta imbrigliato e reso controllabile dal fisico Alessandro Volta, molte strutture corporee furono descritte e riconosciute dall’anatomista Antonio Scarpa. Questo livello di sapere era destinato a durare. Molte, infatti, le scoperte e le osservazioni scientifiche originali che hanno incorniciato anche l’Ottocento scientifico pavese, con punte di eminenza legate agli studi sulla struttura del sistema nervoso centrale, il vero snodo di partenza delle moderne neuroscienze, sviluppati da Camillo Golgi che ebbe la ventura di contemplare, per la prima volta, la straordinaria e proteiforme bellezza delle cellule nervose.
Pavia insegnò al mondo anche la via per risolvere atavici problemi terapeutici con l’intervento cesareo di Edoardo Porro che mise all’ordine del giorno la possibilità di salvare non solo il bambino, ma anche la madre, e il primo trattamento efficace per la tisi polmonare, grazie al pneumotorace artificiale realizzato da Carlo Forlanini. Ricerca e insegnamento, un binomio caratterizzante l’ateneo pavese anche nel corso del Novecento con scoperte importanti, quali l’identificazione della serotonina da parte di Vittorio Erspamer e Maffo Vialli, le ricerche nel campo dell’ematologia, della neurologia clinica, della pediatria e della chirurgia. Una solida tradizione rappresenta un grande valore aggiunto per una istituzione culturale, ma possiede anche una grande valenza pratica per la capacità di ispirare, come un potente campo di forza, la biomedicina del futuro.