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Musica

Il mito del progresso

22 Marzo 2024
Articolo aggiornato: 26 Settembre 2024
Disegno di pentagramma musicale con note e strumenti musicali
Crediti immagine
© Adobe Stock

La playlist di questa settimana è curata da Giovanni Battista Magnoli Bocchi del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Pavia, autore del saggio "Il mito del progresso. Prometeo e il senso della storia".

"Todo lo que se vuelve a contar ya es otra historia
Todo lo que se rompe inventa a su enemigo
Y la misma canción, al cambiar de persona,
No dice lo de siempre cuando dice lo mismo".

«Con questi versi di una delle canzoni di questa playlist, ho sempre letto qualsiasi scritto, e, a maggior ragione, il “Prometeo incatenato” di Eschilo, il vero mito fondativo del progresso umano. Il dio incatenato e sofferente, nemico di Zeus, con un'unica colpa, quella di amare l’uomo, prodotto imperfetto di una natura ancora più matrigna che madre. Il titano è destinato a convivere con il progresso del suo beneficiato, a seguirne a distanza i passi e a soffrire per le continue cadute e risalite. Per questo ho pensato a una serie di canzoni strane e incongruenti che raccontano le stagioni della vita, - racconta il prof. Magnoli Bocchi - intrecciando i momenti di progresso personale, a quello politico, a una decadenza fatta di continui cambiamenti. Il progresso qui è raccontato attraverso il susseguirsi delle tipologie di cicche alla cannella, le traversie nelle fabbriche, la paura di guerre fratricide. Come far mancare poi 'la canzone più impegnata che sia stata creata all'insegna e a sostegno del disimpegno', il cavallo di battaglia di Orietta Berti. Ovviamente come sottofondo permane il mito del titano, musicato da Luigi Nono, contrapposto al leggero ondeggiare delle Oceanine, coro che mantiene una sua leggerezza, nonostante il gravame di tutta la vicenda. Come non mettere, infine, “Fegato” di Vasco Rossi, anche se in questo caso il supplizio era chiaramente autoinflitto…»

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