La scomparsa dei colori: conversazione con il sociologo Luigi Manconi
“Per orientarsi nel pensiero. Libri da leggere” è il titolo di un ciclo di conversazioni curate dal prof. Gianni Francioni e organizzate dal Collegio Ghislieri in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Pavia e con il patrocino del Comune.
Il primo appuntamento è in calendario per mercoledì 9 ottobre 2024 in Aula Goldoniana (Piazza Ghislieri, 5), alle ore 21:00: il sociologo Luigi Manconi, a colloquio con il prof. Francioni, illustrerà i temi del suo nuovo saggio, “La scomparsa dei colori” (Garzanti, 2024). Manconi da qualche anno ha progressivamente perso la vista e in questo libro racconta il suo percorso di coscienza e di conoscenza in un nuovo mondo pieno di echi.
Diventare cieco è un’esperienza drammatica. Significa il consumarsi dei rapporti con il mondo, con le sue misure e i suoi colori, con le sue promesse e le sue sorprese. E significa l’affaticarsi delle relazioni con gli altri e con le cose: le carezze che non giungono a segno e i bicchieri che cadono, l’impossibilità di scrivere una dedica o quella di decifrare un volto.
Nel corso di oltre quindici anni, Luigi Manconi – sociologo e militante politico – è passato da una forte miopia all’ipovisione, alla cecità parziale e infine a quella totale. La sua è dunque la storia di una perdita e di una lenta discesa in un buio che non è tuttavia «un calamaio di compatta cupezza», perché «la cecità non è nera. È lattiginosa, a tratti caliginosa. E, talvolta, rivela sprazzi perfino luminescenti». Questo libro è la testimonianza di un percorso di coscienza e conoscenza e il racconto di un mondo nuovo pieno di echi: i suoni di una partita di basket, le note di una canzone, la voce che detta un testo o che dà un comando a un’assistente vocale o quella dell’attore che legge un audiolibro. E le sensazioni tattili: il calore del sole sulla pelle, mani che sfiorano i muri per orientarsi, prese incerte sugli oggetti, tibie che urtano contro gli spigoli. E soprattutto i ricordi, perché alla perdita della vista si accompagnano le peripezie della memoria: le premonizioni dell’adolescenza e i volti che rimangono uguali a com’erano trent’anni fa.
E ancora: cosa vede chi non vede? Nella narrazione di Manconi c’è sia la lusinga della disperazione («il problema di buttarmi o no dalla finestra») sia una costante vena di umorismo, ironia e autoironia. C’è l’accettazione dei limiti imposti dal destino e un elogio della lotta: l’antidoto alla cecità, «che è innanzitutto immobilità», è proprio la lotta, «il movimento che raccoglie e mobilita energie, che produce conoscenza, che persegue mete, che esercita intelligenza».
Luigi Manconi (Sassari 1948), già docente di Sociologia dei fenomeni politici all’Università IULM di Milano e presidente della Commissione per i diritti umani del Senato, è stato parlamentare per tre legislature e sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi. Si occupa da sempre di giustizia e garantismo, libertà individuali e garanzie sociali, autonomia della persona e “questioni di vita e di morte”. È stato il primo Garante dei diritti delle persone private della libertà per il Comune di Roma. Nel 2001 ha fondato A Buon Diritto onlus, che tuttora presiede. Ha promosso mobilitazioni per i casi di Giulio Regeni, Andy Rocchelli, Patrick Zaki e per alcuni episodi di morte violenta durante azioni della polizia (Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e altri). Tra i suoi libri recenti: Per il tuo bene ti mozzerò la testa. Contro il giustizialismo morale (con F. Graziani), Torino, Einaudi, 2020; Il senso della vita. Conversazioni tra un religioso e un pococredente (con V. Paglia), Torino, Einaudi, 2021; Poliziotto Sessantotto. Violenza e democrazia (con G. Lettieri), Milano, Il Saggiatore, 2023. È editorialista di «la Repubblica».